51 Antonio Scarpa, Lettere a Nicola Morigi (1795-1825)

Antonio Scarpa, Lettere a Nicola Morigi (1795-1825),
trascrizione a cura di Edoardo Ascari

Presentazione di Paolo Mazzarello
Cisalpino-Istituto editoriale universitario, Milano 2008, XII, 156 p.
Fonti e studi per la storia dell’Università di Pavia
ISBN:978-88-323-6202-2
Il Centro per la storia dell’Università di Pavia promuove e coordina lo studio sistematico dell’Ateneo pavese dalle sue origini ai giorni nostri. Questo lavoro viene svolto con particolare riferimento ai contributi che lo Studio pavese ha dato al progresso della cultura, alle istituzioni e alle strutture scientifiche e delle Facoltà nel loro sviluppo nonché alle figure rappresentative dei docenti e alle relazioni tra le vicende universitarie e la vita politica e sociale.
Ampie ricerche sono dedicate anche alle caratteristiche demografiche e sociali della popolazione studentesca e dei docenti.
Antonio Scarpa (1752-1832) laureato all’Università di Padova come allievo di Giovanni Battista Morgagni, fu chiamato all’Università di Pavia per interessamento del chirurgo dell’imperatore Giuseppe II, Giovanni Alessandro Brambilla, nel quadro dei progetti di potenziamento dell’Ateneo pavese, che era il più importante polo culturale nei territori italiani dell’Impero. Nell’arco di quasi cinquant’anni, Scarpa seppe interpretare pienamente il ruolo di protagonista nella facoltà medica pavese, destinata a formare culturalmente i sanitari che avrebbero esercitato nei territori della Lombardia e dell’Impero. Ma vi era nell’illustre anatomista uno spirito scientifico particolare, un gusto speciale per l’estetica corporea. Le istituzioni da lui dirette, il Museo Anatomico prima fra tutte, diventarono centri di collezionismo morfologico, in cui ogni struttura corporea trovava la sua collocazione a scopi scientifici e didattici. Traccia di tutti questi aspetti della multiforme personalità di Antonio Scarpa si trovano nell’importante epistolario, composto da XLIX lettere indirizzate a Nicola Morigi (1795-1825), rintracciato e commentato da Edoardo Ascari, professore emerito di Clinica medica all’Università di Pavia, continuatore e illustre esponente della gloriosa scuola ematologica pavese. Grazie a questa preziosa testimonianza, nuove informazioni sono messe a disposizione dei cultori di medicina pavese e italiana, a complemento di quelle finora rese note dall’epistolario curato nel 1938 da Guido Sala e da qualche successiva sporadica segnalazione.