27 Duccio Tongiorgi, L’eloquenza in cattedra

Duccio Tongiorgi, L’eloquenza in cattedra. La cultura letteraria nell’Università di Pavia dalle riforme teresiane alla Repubblica italiana, (1769-1805 )

Cisalpino-Istituto editoriale universitario, Bologna 1997, XI, 275 p.
Fonti e studi per la storia dell’Università di Pavia
ISBN: 88-205-0797-8

Il Centro per la storia dell’Università di Pavia promuove e coordina lo studio sistematico dell’Ateneo pavese dalle sue origini ai giorni nostri. Questo lavoro viene svolto con particola­re riferimento ai contributi che lo Studio pavese ha dato al progresso della cultura, alle istitu­zioni e alle strutture scientifiche e delle Facoltà nel loro sviluppo nonché alle figure rappresentative dei docenti e alle relazioni tra le vicende universitarie e la vita politica e sociale. Ampie ricerche sono dedicate anche alle caratteristiche demografiche e sociali della popola­zione studentesca e dei docenti.

Risorta a nuova vita per opera dell’intervento teresiano, l’Università di Pavia visse fino agli anni Novanta del Settecento un’intensa stagione di rinnovamento. All’avanguardia negli stu­di scientifici, tribuna del giansenismo “imperiale”, essa offriva anche alcune, poche, letture storiografiche e di umane lettere. Tra queste, la cattedra di Eloquenza classica, affidata per lungo tempo all’ex “accademico trasformato” Angelo Teodoro Villa: ma si trattava di un in­segnamento propedeutico, considerato sempre marginale dal legislatore. Eppure il clima d’ec­cezione che si venne a creare nella “risorta insubre Atene”, la presenza di scienziati come Mascheroni e Fontana, intellettuali con decisa inclinazione alla poesia, o di un docente di Sto­ria Universale come Aurelio Bertela, profondamente legato alla cultura illuministica napole­tana, fecero della Pavia universitaria un centro vivace di dibattito tanto letterario quanto po­litico-filosofico. Si posero così alcune premesse ideologiche alla luce delle quali si può me­glio interpretare il carattere della breve stagione giacobina dell’Ateneo, dominata dalle figu­re del medico Giovanni Rasori e dei suoi giovani allievi, personalità spesso notevoli e natu­ralmente poeti “repubblicani”. Ma anche nel clima teso di quegli anni, in cui la pratica lette­raria aderì alle esigenze di una politica culturale “democratica”, la didattica universitaria del­le Belle Lettere non trovò nuovo impulso. Solo con la Seconda Cisalpina e la Repubblica Ita­liana si volle innalzare tale insegnamento a maggiore dignità, allargandone l’ambito con un’i­nedita apertura alla tradizione nazionale. Nutriti delle speranze di indipendenza del Triennio, gli studenti pavesi accolsero dunque con grande aspettativa Vincenzo Monti, nominato allo­ra professore di Eloquenza e Poesia, che avrebbe perseguito con lucidità una rifondazione linguistica e retorica del prodotto letterario, finalmente capace di orientare un nuovo pubbli­co nazionale. Di queste vicende, distese nell’arco di quarant’anni, il saggio offre una rico­struzione ampia, fondata su approfondite ricerche d’archivio e sostenuta dalla proposta di do­cumenti inediti.

Duccio Tongiorgi (Pisa, 1966) si è laureato a Pisa in Letteratura Italiana conseguendo poi il Dottorato di Ricerca presso l’Università di Torino. Ha pubblicato saggi sul rapporto tra lette­ratura italiana e industria nel Novecento, su Foscolo e sulla letteratura del tardo Settecento.